Alla mancanza di una copertura arborea e di un’adeguata protezione dai rischi di dissesto idrogeologico, l’uomo decise di far fronte con l’impianto su estese superfici di alberi coltivati in vivaio, fra cui larice, pino nero (specie assai rustiche) ed abete rosso. Il basso costo di coltivazione e la promessa di una buona provvigione legnosa in tempi brevi furono forse i principali motivi che condizionarono la scelta dell’inserimento di queste essenze, facendole preferire alle latifoglie spontanee nella ricostituzione di superfici boscate.
Si prosegue attraversando tutta la pineta per deviare bruscamente verso destra e discendere per circa 5 minuti fino ad incrociare la provinciale che in pochi minuti ci riporta al paese di Brallo di Pregola.